Ogni vocazione procede da Dio. Il cristiano sa che ogni chiamata è la
storia di un dialogo intimo tra Dio e l’uomo: l’Amore chiama e l’arbitrio
libero consente all’uomo una risposta.
La vocazione nasce all’interno di una comunità sia essa la più
piccola delle realtà ecclesiali, la famiglia, sia essa di dimensioni più
vaste, la parrocchia o altra forma di vita comunitaria.
Ed è all’interno
della comunità di provenienza che scaturisce la forza della risposta
“eccomi” , che si manifestano i primi germogli del “sì” e che,
nell’agire, non si può occultare la gioia segreta della donazione.
Ogni fedele, nella sua chiamata particolare, sente che il disegno di
Dio per la sua felicità non ha solo una dimensione personale, ma è
ordinato alla carità fraterna e che innumerevoli sono le possibilità che
ha il Signore di proporre un cammino, così come sono diversi i gradi,
le forme e le implicazioni dell’oblazione.
La chiamata, però, alla consacrazione della propria vita attraverso un
ministero ordinato nella Chiesa, supera ogni aspettativa umana di
capacità di risposta: è necessario che l’aiuto nella decisione venga
dallo Spirito Santo e che l’accoglimento della decisione individuale
sia sottoposto al discernimento di chi, nella Chiesa di Dio, ha ricevuto
questo potere, e cioè, il Vescovo. Egli è il responsabile ultimo del
discernimento della vocazione davanti a Dio e al suo popolo.
Chi è scelto per iniziare un cammino verso il presbiterato e il
diaconato deve rendersi conto, nel suo itinerario formativo, che
l’ordinatio che lo integra nella gerarchia, va al di là di una semplice
elezione, designazione, delega o istituzione da parte della comunità
di appartenenza: avrà un dono dello Spirito Santo che gli permetterà
di esercitare una sacra potestas che viene da Cristo stesso,
mediante la sua Chiesa.
Per quanto concerne la chiamata al diaconato, dal documento
Norme e Direttive della C.E.I. del 1972 alla Ratio del 1998, emerge
una variazione sensibile. Nel primo documento, si insisteva
particolarmente sulla scelta dei candidati al diaconato attraverso la
loro individuazione proposta e testimoniata dalla comunità in cui essi
erano inseriti. Nel secondo, si apre, anche se forse non in tutta
evidenza, la prospettiva di una iniziativa individuale sempre, però,
accolta e condivisa dalla comunità: è il parroco che, a nome di essa,
deve presentare al Vescovo l’aspirante candidato.
Bertolani diac. Paolo