Ordinaz2005 Pontile duomopg

Sono contento di vedere i miei diaconi, miei per modo di dire, diaconi voglio salutarvi con tutto il cuore e tutta la riconoscenza. Il cammino che la Chiesa bresciana è chiamata a fare è un cammino anche di obbedienza alle indicazioni del Concilio, e passa anche attraverso di voi, a quello che voi siete e a quello che potete esprimere ed operare dentro la comunità cristiana, dentro alla Diocesi.
Per questo ringrazio il signore della vostra presenza, e il mio sogno, come sognava il mio maestro per la dottrina sul diaconato Monsignor Altana, una moltiplicazione del ministero diaconale che permetta alla pastorale di essere il più capillare possibile.
La pastorale che noi possiamo offrire alla comunità bresciane una pastorale che inevitabilmente conoscerà delle ristrettezze dal punto di vista di una presenza presbiterale, ma sarebbe tragico se una diminuzione del numero dei preti diventasse una minore presenza sul territorio, una minore capillarità, perché la capillarità è una delle vie fondamentali ed inevitabili per essere vicini alla gente e perché la gente senta la comunità cristiana come propria.


Credo che il ministero diaconale abbia, da questo punto di vista, una vocazione propria, quella della capillarità, quella di essere presente dovunque nelle vie, nei quartieri, nei caseggiati dovunque ci sono persone credenti e dove comunque ci sono persone che hanno bisogno di attenzione e di ascolto; lì la Chiesa deve esserci La funzione della Chiesa è quella di Maria nell'episodio della visitazione: Maria che va alla casa di Elisabetta e nel salutarla trasmettere la gioia della presenza di Cristo. La Chiesa è questo, dove ci sono degli uomini che vivono li la Chiesa deve essere presente per rendere presente Gesù Cristo, per trasmettere la gioia che viene dalla presenza del Messia in mezzo agli uomini.
Questa presenza passa attraverso il ministero del prete, passerà ancora di più attraverso il ministero del diacono e forse possiamo riuscire ad operare attraverso il diaconato una presenza capillare.
Bisognerà lavorarci molto forse bisognerà anche inventare delle vie nuove e in questo, credo, per fortuna delle possibilità le abbiamo.
Ho detto questo per dire quello che il sogno, in qualche modo, per il futuro.
Voi portate pazienza però vi leggo un brano del Vangelo di Marco che voi dovete imparare a memoria perché fanno parte della vostra identità, ce ne sono alcuni che sono proprio tipicamente diaconale: è il capitolo 10 dal versetto 32 in poi.

Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti, coloro che lo seguivano erano impauriti Presi di nuovo in disparte il 12 si mise a dire loro quello che stava per accadere. Ecco noi saliamo a Gerusalemme e il figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti ed agli scribi e lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani e lo deriveranno e gli sputeranno addosso e lo flagelleranno e lo uccideranno e dopo tre giorni risorgerà E si avvicinarono Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo dicendo: maestro vogliamo che tu faccia quello che ti chiederemo. Ed egli disse loro: che cosa volete che io faccia per voi? Gli risposero: concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra. Gesù disse loro: voi non sapete quello che chiedete: Potete bere il calice che io bevo ed essere battezzati con il battesimo con cui io sono battezzato? Gli risposero: lo possiamo. Gesù disse loro: il calice che io bevo anche voi lo berrete e nel battesimo in cui sono stato battezzato anche voi sarete battezzati ma. se deve alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo, e per coloro per i quali è stato preparato.
Gli altri 10, avendo sentito, cominciarono ad indignarsi contro Giacomo e Giovanni Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: voi sapete che coloro che sono considerati governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così, ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

È questo il brano, dicevo, un po' vostro ma anche il mio, ci mancherebbe, lo devo imparare anche io a memoria, ma bisogna che lo mettiamo nella memoria del cuore, che diventi un testo nostro che ci accompagna sempre, naturalmente oggi non vi faccio l'esegesi, altrimenti stiamo qui fino a domattina e appesantiscono gli esercizi invece di alleggerirli come vorrei, però dico due cosettine.
La prima è questa: sapete che nel Vangelo secondo Marco il viaggio di Gesù verso Gerusalemme (Gesù comincia in Galilea poi va a Gerusalemme dove lo attendono gli eventi della passione, morte e risurrezione) è scandito da tre annunci della Pasqua, per tre volte Gestì annuncia la sua sofferenza, la sua morte e la sua resurrezione, sono come le pietre miliari, 3 tappe e ogni tappa è indicata da questo annuncio ma ogni volta che Gesù annuncia la passione regolarmente i discepoli non capiscono, non entrano dentro.
La prima volta Pietro lo prende in disparte e comincia a rimproverarlo e a dirgli che non deve dire così.
La seconda volta Gesù sta parlando di questo e loro, i discepoli, continuano a discutere tra di loro chi è il più grande, il che vuoi dire che non hanno capito niente. Non è che non abbiano capito niente è che non ci entrano mica dentro, forse con la testa si capisce anche, le parole non sono misteriose, sono chiarissime, però è un paio di maniche capire le parole e il significato secondo il vocabolario, e un paio di maniche a farle scendere dentro al cuore. Questo ai discepoli non entra.
La terza volta Giacomo e Giovanni vanno a chiedere di stare uno alla sua destra e uno alla sua sinistra nel suo regno; ancora evidentemente non hanno capito.
Allora per tre volte Gesù con una pazienza certosina incomincia a spiegare loro cosa vuoi dire essere discepoli. Se loro pensano che essere discepoli voglia dire una marcia trionfale con fiori e banda, si sbagliano perché l'essere discepolo è andare dietro a Gesù. Se uno vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
L'immagine di prendere la croce, del seguire, è molto precisa non è generica, viene da questo fatto qui che voi conoscete molto bene. Quando uno è condannato a morte deve portarsi il palo orizzontale (quello verticale e sul luogo del supplizio e rimane piantato là perché serve per tutti, quello non si muove). Il palo orizzontale invece ognuno se lo porta dietro. Allora prendere la propria croce è la condizione di chi è stato condannato a morte, di chi, siccome è stato condannato a morte prende il braccio orizzontale della croce e se lo trascina dietro fino al luogo del supplizio. L'immagine è quella immagine lì, precisa, quindi non è semplicemente un dire bisogna essere disposti a fare qualche sacrificio, vuoi dire: se uno vuoi venire dietro di me è essenzialmente un condannato a morte, quindi si tratta della sua croce e vive la vita come via crucis verso il patibolo.
Quindi più duro di così non si potrebbe immaginare. Il discepolato, secondo Gesù, comporta questo.
La seconda volta dice che se uno vuoi essere grande deve essere servo di tutti ed è quei "di tutti" che fa impressione, perché che si debba fare qualche servizio ci sta bene nella vita, tutti devono servire; poco o tanto, ma servo di tutti è dura, è difficile.
E quello che diceva San Francesco quando diceva che i suoi frati devono essere dei frati minori.
Minore è un comparativo ed allora vuoi dire che quando sei di fronte a uno tu sei il più piccolo chiunque sia quello che hai davanti; se hai davanti il Papa tu sei più piccolo ma se hai davanti anche l'ultimo più scalcagnato tu sei più piccolo lo stesso, sei minore, l'idea di San Francesco era questa qui.
E l'idea di Gesù è proprio questa.
E nel terzo caso, Giacomo e Giovanni chiedono di stare uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra e Gesù fa una specie di scherzetto (non so se sia uno scherzetto) perché pone quella domanda: ma voi siete disposti a bere il calice che io bevo? E siccome dicono di sì, Gesù fa quel ragionamento che abbiamo sentito. Bene allora il calice che io bevo lo berrete anche voi, il battesimo che io ricevo lo riceverete anche voi Stare alla destra o alla sinistra non deve riguardare voi, è questione che riguarda il Padre, è per coloro per i quali è stato preparato, per i quali Dio lo ha preparato. Quindi non preoccupatevi voi di essere primi, secondi, terzi o venticinquesimi, questa qui è una questione che non vi deve interessare. Quello che vi deve interessare è bere il calice o ricevere il battesimo, che in fondo, dicevo, è una specie di scherzo ma molto serio perché in fondo Gesù dà ai discepoli quello che desideravano davvero.
Stare uno alla destra ed uno alla sinistra si può interpretare in due modi: vogliamo comandare quasi come te, oppure vogliamo starti vicino. Comandare come lui non interessa, ma stargli vicino si e questo Gesù glielo regala, bere il calice di Gesù vuoi dire vicinanza, intimità, quindi Gesù li accetta ma in questa logica del condividere la sua sorte, non nel diventare potenti.
E l'ultima frase, l'ultima espressione la ricordate bene: tra voi non è così come i grandi delle nazioni che le dominano e che esercitano il potere, no! Chi vuol diventare grande fra di voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo che vuoi dire: il desiderio di essere grandi, tenetelo, non buttatelo via, però capitelo bene: se volete diventare grandi dovete diventare ultimi e servi, la logica del Regno di Dio è questa e se voi mi capite questo, capite anche il senso del Diaconato nella Chiesa.
Il Diaconato nella Chiesa ci sta e deve avere una importanza grande perché mette davanti a tutta la Chiesa ed al mondo intero il valore del servizio, la. ricerca del servizio, uno si impegna per diventare l'ultimo. Non è normale! Nel mondo ci si impegna per diventare primi, per fare carriera, e fare carriera vuol dire salire i gradini. Bene, nella Chiesa c'è qualcuno che si impegna per scendere. È paradossale, però se questo succede davvero vuoi dire che c'è qualcosa di originale nella Chiesa che nel mondo non c'è ed una cosa originale, evidentemente, è Gesù Cristo.
Ho detto in altri termini, se voi siete davvero dei diaconi, voi mostrate l'alterità della Chiesa rispetto al mondo. Fate vedere che nella Chiesa le cose funzionano in modo diverso che nella politica o nella economia o nello sport o in qualunque altra dimensione mondana.
Perché, torno a dire, studiare per andare indietro non è normale, fare fatica per essere ultimi non è usuale, e, sempre quel Don Altana che dicevo prima, che è stato uno dei fondatori del rinnovamento diaconale, aveva una sua strana teoria sulla scomparsa del diaconato. Il diaconato c'è stato nei primi secoli, poi è scomparso, e per dei secoli non si è più visto un diacono permanente. Ebbene secondo Don Altana il diaconi permanenti erano scomparsi perché avevano acquistato troppo potere, perché nella Chiesa erano diventate persone importanti, avevano in mano il tesoro economico del Papa e tutte queste cose qui. Sono diventati importanti, ma un diacono importante non serve più a niente perché per essere importanti sono abbastanza anche i vescovi, non c'è bisogno dei diaconi. Invece il servizio deve esserci: il diacono serve se serve! (Non so se la teoria dal punto di vista storico ed ecclesiale sia corretta, se il Signore abbia immaginato le cose così) però sul significato del diaconato credo che ci vedesse bene.
Posto questo vi dico solo un'ultima cosa che si lega con quello che abbiamo detto ed è una ricetta per la felicità o infelicità che dice semplicemente così: se voi volete essere infelici nella vita c'è una ricetta che è infallibile, basta che voi facciate il confronto con gli altri.
Siccome l'erba del vicino è sempre più verde, se voi fate il confronto con gli altri non sarete mai contenti nella vita, perché troverete sempre qualcuno che è più giovane di voi, che è più sano di voi, che è più onorato di voi, che è più gratificato di voi, perché quello là ha un servizio che è più gradevole del mio, perché quello là comanda ed io devo obbedire, perché i laici possono fare quello che vogliono e io invece devo fare quello che mi dice il prete...
Se voi vi fate il confronto con gli altri l'infelicità è garantita. Mica solo per voi, questo vale anche per i preti e vale anche per i vescovi. Questo vale per tutti! Quando l'uomo pensa al valore della sua vita misurandola dal confronto con la vita dell'altro, c'è dentro questo confronto qualche cosa di negativo che prima o poi distrugge la felicità e la consapevolezza del valore di quello che uno vale.
Se invece volete essere felici, confrontatevi con Gesù Cristo, cioè misurate la vostra vita davanti a Lui, perché allora non c'è niente che possa distruggere la vostra gioia perché non ci sono delle situazioni così balorde che rovinino la possibilità di servire, che rendano impossibile la possibilità di stare vicino al Signore. Non ci sono delle cose che vi possono allontanare da Gesù Cristo, nemmeno i vostri peccati, nemmeno la vostra fragilità o debolezza, non c'è niente se non evidentemente voltargli le spalle, è chiaro è questa una libertà che noi abbiamo. Ma non c'è niente di estraneo a noi che ci possa impedire di stare con il Signore e di condividere il suo cammino.
Ed allora questa diventa una ricetta di felicità anche per i preti, perché se il prete comincia a dire: ma perché a quello han dato quella parrocchia là, me la meritavo di più io, non mi danno un aiuto mentre l'hanno dato a quel parroco là, io ne avrei più bisogno, uno trova sempre un motivo per paranormale, un motivo per cui l'altro e più gratificato. L'erba del vicino è sempre e effettivamente più verde, la vediamo così è naturale, quando uno è in una condizione pensa sempre di stare meglio ma è come il malato che pensa che in un altro letto starebbe meglio (dice il Manzoni) ma in realtà il discorso è molto diverso.
Allora la ricetta è quella li e credo che il Signore chieda questo atteggiamento qui.
Giacomo e Giovanni e gli altri discepoli fanno il confronto: chi è il più grande! Si arrabbiano perché Giacomo e Giovanni vorrebbero essere uno alla destra e uno alla sinistra e gli altri evidentemente avranno un posto inferiore e in quella logica li la felicità non si raggiunge mai. Bisogna fare quella specie di conversione che non misura una vita dal rapporto con gli altri, ma la misura dalla comunione con il Signore.
Ho finito, vi ringrazio tantissimo e sono contento del cammino che fate, ringrazio quelli che vi accompagnano, è un servizio grande che fanno a voi e che fanno alla Chiesa bresciana. Il Signore vi doni la gioia di camminare, cercate il servizio, mettetevi al servizio gli uni degli altri e vi dia una speranza grande, per voi, per il cammino che vi fa fare ma poi per tutta la Chiesa bresciana che voi dovete amare con tutto il cuore e desiderare che questa Chiesa bresciana sia bella come il Signore si merita. Il Signore si merita una sposa bella e bisogna che siamo una sposa la più bella possibile, poi che corrisponda ai meriti del Signore sarà impossibile, però dobbiamo andare in quella direzione, e molto dipende anche da voi e da quanto voi riuscite a immettere nel circolo della vita di fede bresciana, della dimensione del servizio, dell'ultimo posto, dell'imitazione del Signore, del portare la croce insieme con lui, del farsi più piccolo di fronte a quello che abbiamo davanti.
Grazie e buon cammino.


† Mons. Luciano Monari, Vescovo Brescia,17 agosto 2010