Ordinaz2005 Pontile duomopg

Dai volantini affissi alla porta di una chiesa, alle lettere pubblicate su giornali locali, assistiamo inermi, in questi giorni, all'errore del quale Gesù stesso ci aveva ammonito prima della sua morte.

Pensare, riflettere, giudicare, intervenire sono cose essenziali per l'uomo che non si arrende di fronte alle situazioni incoerenti e alle realtà di peccato in cui viviamo, anche dentro la nostra Chiesa. Ma senza il dialogo, la condivisione, la comunione, l'esercizio della correzione fraterna e della paternità rischiano di dare scandalo, di offendere anzichè promuovere, testimoniare e dare speranza.

E' questo il nostro compito? O non è piuttosto accogliere, sostenere, educare? Unire piuttosto che dividere?

Sono dispiaciuto per una situazione che non ha colpevoli, ma responsabili. E' ormai un "gatto che si morde la coda". Nella solitudine, anche solo nelle idee, si denuncia, ci si accusa, si viene presi per i soliti esagitati-rivoluzionari, si finisce per essere emarginati e nuovamente ci si sente isolati, soli.

Interrompere questa situazione di peccato, tocca a ciascuno di noi secondo il comandamento dell'amore. Intervenire non è rispondere sul giornale (anche se necessario), ma avvicinarsi, farsi accoglienti, esercitare la paternità e la fraternità nel ministero, fare comunione.

Non mi sento esente da questi richiami, mi sento piuttosto responsabile nella mia comunità diaconale e nella mia Chiesa dell'eredità lasciataci dal Cristo: "perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21).

Davanti ai problemi, agli errori, alle necessità esprimiamo nel dialogo le nostre difficoltà e le nostre proposte. Utilizziamo gli incontri e gli organismi dando loro un significato concreto di comunione e responsabilità di Chiesa. Nei confronti delle persone e delle situazioni più difficili non tiriamoci indietro, ma facciamoci vicini.

Anzichè gli errori della divisione vedremo la concordia della comunione, il dono di Dio per la vita degli uomini.

Marcello Barbieri