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Per quasi tutti è stata una sorpresa, per chi lo conosceva anche solo un poco, come me, no. Perché Benedetto XVI è innanzitutto un uomo coerente tra il suo dire e l’operare. Aveva detto più volte, e lasciato pubblicare nella sua intervista con Peter Seewald, che il papa avrebbe potuto dimettersi qualora giungesse “alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico” di successore di Pietro. E così ha fatto, quando davanti a Dio ha esaminato la propria coscienza.

Dai volantini affissi alla porta di una chiesa, alle lettere pubblicate su giornali locali, assistiamo inermi, in questi giorni, all'errore del quale Gesù stesso ci aveva ammonito prima della sua morte.

Pensare, riflettere, giudicare, intervenire sono cose essenziali per l'uomo che non si arrende di fronte alle situazioni incoerenti e alle realtà di peccato in cui viviamo, anche dentro la nostra Chiesa. Ma senza il dialogo, la condivisione, la comunione, l'esercizio della correzione fraterna e della paternità rischiano di dare scandalo, di offendere anzichè promuovere, testimoniare e dare speranza.

Sono contento di vedere i miei diaconi, miei per modo di dire, diaconi voglio salutarvi con tutto il cuore e tutta la riconoscenza. Il cammino che la Chiesa bresciana è chiamata a fare è un cammino anche di obbedienza alle indicazioni del Concilio, e passa anche attraverso di voi, a quello che voi siete e a quello che potete esprimere ed operare dentro la comunità cristiana, dentro alla Diocesi.
Per questo ringrazio il signore della vostra presenza, e il mio sogno, come sognava il mio maestro per la dottrina sul diaconato Monsignor Altana, una moltiplicazione del ministero diaconale che permetta alla pastorale di essere il più capillare possibile.
La pastorale che noi possiamo offrire alla comunità bresciane una pastorale che inevitabilmente conoscerà delle ristrettezze dal punto di vista di una presenza presbiterale, ma sarebbe tragico se una diminuzione del numero dei preti diventasse una minore presenza sul territorio, una minore capillarità, perché la capillarità è una delle vie fondamentali ed inevitabili per essere vicini alla gente e perché la gente senta la comunità cristiana come propria.

“L’ordine sacro non solo dà una potestà di santificare le altre anime in nome di Dio, ma abilita in maniera tale da arricchire lo stesso ministro da farlo partecipe, in qualche misura, in altra forma delle grazie che attraverso il ministero del sacerdozio e degli ordini sacri, Cristo dispensa al mondo. Egli pure è partecipe di questa benedizione del Signore. L’Ordine Sacro ha questi due aspetti, rispetto alla grazia del Signore: di abilitare a darla agli altri e di tenerla per sé.

L’ordinazione diaconale è un gesto sacramentale che costituisce il diacono a tutti gli effetti membro del ministero ordinato, conferendogli con una grazia specifica il carisma, cioè il dono, della fondazione apostolica della Chiesa e della sua missione. I Padri conciliari, restaurando il diaconato come “grado proprio e permanente del ministero ordinato”, non hanno inteso richiamare in vita una realtà ormai in disuso da secoli nella chiesa latina per supplire alla mancanza di preti,